«There is no alternative»
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Verranno al contrattacco
con elmi ed armi nuove
(CCCP, Curami)
Riporto di seguito uno stralcio dell’introduzione di un libro di Graeber, di cui ho già avuto occasione di parlare.
“I nostri nemici sembrano riconoscere il potenziale di questi movimenti , la minaccia che pongono agli equilibri di potere globale, in modo molto più consapevole di quanto non facciano gli attivisti dei movimenti stessi.
E se la ragione della depressione di coloro che vorrebbero vedere un mondo organizzato secondo un principio diverso dal capitalismo fosse che i capitalisti e i politici sono letteralmente ossessionati dall’idea di farci sentire depressi? Il capitalismo neoliberista è ossessionato in primo luogo dal dover garantire che «non c’è nessuna alternativa», come Margaret Thatcher dichiarava negli anni ottanta. In altre parole, è stato ampiamente abbandonato ogni sforzo di argomentare che l’attuale sistema economico sia in effetti un ordine valido, giusto o ragionevole, che si dimostrerà capace di creare un mondo in cui la maggior parte degli esseri umani vivrà in prosperità, sicura, libera di spendere ogni significativa porzione della propria vita alla ricerca delle cose ritenute veramente importanti.
È molto interessante notare come, alla fine della Guerra Fredda, il linguaggio usato per descrivere l’Unione Sovietica sia rapidamente mutato. Ovviamente, nessuna persona sana di mente vorrebbe una restaurazione di un sistema del genere. Allo stesso tempo, tuttavia, la retorica è cambiata quasi nel giro di ventiquattr’ore: dall’affermare che «un controllo sull’economia dall’alto verso il basso senza le libere forze di mercato non avrebbe potuto competere in modo efficace sul piano economico e militare con le potenze capitaliste più avanzate», si è passati al decretare con sicurezza assoluta e sprezzante che «il comunismo semplicemente non funziona», ovvero che un simile sistema non sarebbe mai potuto esistere. È una conclusione degna di nota, considerato che l’Unione Sovietica era in effetti esistita per oltre settant’anni e che nel giro di qualche decennio la Russia, dalla tremenda stagnazione in cui si trovava, era divenuta una delle maggiori potenze a livello tecnologico e militare.”
David Graeber, La rivoluzione che viene
Short Link:
il punto è che le mie conoscenze non bastano a darmi una risposta sul “cosa viene dopo” e qualche chiacchierata con un mio amico laureato in economia non mi ha chiarito nulla se non che anche un addetto ai lavori non sa andare oltre il mio comune buonsenso, ovvero che l’arricchimento sfrenato dei pochissimi a danno dei moltissimi non può che essere arrestato con sistemi poco democratici, perchè chi ha il malloppo non lo molla senza la sopraffazione, è una legge di natura…
…ma i tempi non mi sembrano ancora maturi
Gli studenti della prestigiosa e austera università di Harvard si sono ribellati contro l’ortodossia pedagogica dell’economia neoclassica, contro l’indiscutibile dogma liberista inculcato nelle menti della futura classe dirigente del Paese. «All’università ci presentano l’economia neoclassica, oggi imperante, come una scienza oggettiva e razionale che non ammette alternative – spiega Kavi, studente d’origine indiana e attivista di Occupy Harvard – quando invece essa è solo una scuola di pensiero, quella dell’un per cento, rivelatasi estremamente nociva per l’interesse collettivo». (da un articolo di E-il mensile, che ora purtroppo ha chiuso i battenti)
Attenti, che l’economia insegnata neoclassica insegnata nelle università si fonda sull’assunto che ciascuno agisca razionalmente. Come disse una volta un mio caro amico, «è come basare la fisica sull’assunto che gli atomi siano fatti di marzapane». Infatti poi… uno e due.
Sono in vena di altre citazioni, i CCCP non mi bastano:
For it’s the end of history
It’s caged and frozen still
There is no other pill to take
So swallow the one
That makes you ill
Rage against the machine, Sleep now in the fire
Attenti, che l’economia insegnata neoclassica insegnata nelle università si fonda sull’assunto che ciascuno agisca razionalmente. Come disse una volta un mio caro amico, «è come basare la fisica sull’assunto che gli atomi siano fatti di marzapane». Infatti poi… uno e due.
a seguire dai link ‘uno’ e ‘due’: prima di arrivare a dire che il capitalismo sia o meno l’unica possibilità oppure quella giusta o ingiusta, a me pare di poter dire che è quella che più si adatta alla natura umana; l’uomo non è un animale sociale, le api e le formiche costruiscono comunità “marxiste” nelle quali il bene comune viene prima di quello individuale, fino all’estremo (individui che muoiono per la collettività); l’uomo è egoista e accumula beni di fruizione personale per indole, a qualunque latitudine e in qualunque gruppo umano la tendenza è questa, anche nelle classi sociali più indigentu, il comunismo è fallito (secondo me) soprattutto per questo: è innaturale per una società umana, e quindi la sua applicazione richiede la coercizione, con le conseguenze deleterie che tutti abbiamo potuto constatare
Il problema di questi discorsi che legittimano il sistema capitalista anche dal punto di vista biologico, facendo appello ad una discutibile “natura umana”, è che non tengono conto del fatto che la “natura umana” semplicemente non esiste (almeno non come la intendiamo, qualcosa di fisso, invariato e soprattutto di conoscibile): è un concetto astratto e settecentesco, a cui ciascuno attribuisce caratteristiche diverse, e fallace, in quanto l’essere umano vive immerso in un ambiente culturale non separabile scientificamente dall’ambiente “naturale” e imbrigliato da una rete di rapporti sociali che ne influenza i comportamenti.
Per questo l’idea che «l’uomo è egoista e accumula beni per indole» è un’impressione soggettiva e ideologica: un padre che cresce un figlio non è egoista; una coppia di amanti che si aiutano a vicenda non è egoista; uno sconosciuto che salva una persona ferita a margine di strada non è egoista; se due persone stanno aggiustando un tubo e la prima dice “passami la chiave” la prima cosa che la seconda dice non è “quanto mi dai?”.
La storia pullula di individui che si sono prodigati e sono anche morti per gli altri.
Pullula anche di situazioni in cui la tendenza non è stata quella di accumulare beni, ma anzi di sperperarli irragionevolmente trovandosi a pancia vuota nei periodi di magra.
Vogliamo affermare che questi esempi non rappresentano l’indole umana e che invece la rappresentano i casi in cui le cose sono andate al contrario? Va bene, ma dobbiamo ammettere che la scelta degli esempi su cui costruire questa idea di indole umana è del tutto arbitraria: in mezzo a un’infinita varietà, prendiamo alcune esperienze sulla base di alcune caratteristiche (egoismo, tendenza all’accumulo) per poi dedurre che queste caratteristiche sono universali. Ma avremmo allo stesso modo potuto scartare gli esempi di egoismo e scegliere quelli di collaborazione, solidarietà, altruismo per dedurre che l’uomo è per natura incline alla collaborazione, alla solidarietà, all’altruismo.
Entrambi questi ragionamenti non mi convincono perché si basano su una selezione parziale.
Affrontata la questione della conoscibilità della “natura umana”, parliamo della convinzione che essa sia fissa e immutabile. Siccome non vorrei dilungarmi troppo, faccio solo notare che l’idea che il capitalismo si adatti alla natura umana, oltre a riportare il problema sul concetto impervio di “natura umana”, esclude la possibilità opposta, molto più plausibile dal punto di vista antropologico, che sia la “natura umana” ad adattarsi al capitalismo, dato che i rapporti sociali e l’ambiente culturale modificano i comportamenti degli individui (ricordo questo articolo).
Mi pare tu ribadisca in ogni post le stesse identiche cose. cambiando angolazione magari, da cui guardi lo stesso identico punto..
Non capisco, se hai bisogno di convincertene, oppure se la tua testa sia incappata in un’aporia.
Elisa, c’è un’altra possibilità, ossia che la realtà quotidiana offra stimoli monotoni unidirezionali verso un’amarezza che non trova confini tematici ma diventa pervasiva di ogni aspetto della società odierna.
Ai cinquantenni succede, evidentemente non solo a loro…
Mah, non so, questa è la lista degli ultimi 15 post
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Caro Latouche, questo si chiama comunismo!
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di cui mi sembra che solo l’ultimo e il terzultimo parlino di argomenti vagamente assimilabili a ciò che propongo in questo.
Elisa, potresti essere più specifica?
c’è anche un’altra possibilità di cui non avete parlato: il socialismo nazionale…
No grazie, fascisti e nazisti camuffati (e neanche troppo bene) non ne vogliamo.
Buona navigazione e arrivederci.
benissimo, allora vi tenete il mondo così com’è…
meglio cercare di stare faticosamente a galla, che galleggiare agevolmente sulla merda
Complimenti per la finezza del linguaggio: non vi smentite mai!
Scusa Apocalisse23, ma “non vi smentite” chi? A chi ti riferisci? Non so su altri blog, ma qua ciascuno risponde per sé di ciò che scrive. Se ti dà fastidio che riferendosi al nazismo si parli di “merda” (penso darebbe fastidio anche a me, se fossi nazista) sei liberissimo di seguire altri siti e commentare altri blog. Nessuno ti obbliga a trollare per poi additare un “voi” non meglio definito con tono accusatorio.