Non esiste un tempo che non sia reo
L’epoca in cui viviamo è un’epoca violenta: violento è il sistema economico, intrinsecamente autoritario, basato sulla gerarchia e sulla disciplina piuttosto che sulla partecipazione e sulla condivisione; violenta è l’esistenza precaria di milioni di persone, determinata dall’esigenza di una fonte inesauribile di schiavi ricattabili; violento è il destino di chi non possiede mezzi per vivere se non la possibilità di vendere la propria forza-lavoro; violenta è la negazione dei diritti a chi rifiuta di vivere seguendo questa regola; violenta è la costrizione cui sono soggetti esseri umani considerati da punire anziché da ascoltare; violento è il linguaggio che esecra le alternative, condanna la diversità, rafforza l’ordine costituito, accentua le discriminazioni e perpetua le disuguaglianze; violenti sono i luoghi comuni; violenta è la rimozione del processo di produzione dall’immaginario collettivo; violenta è la mercificazione di ogni cosa; violenta è l’imposizione culturale, la propagazione di stereotipi, la normazione dei comportamenti, la morbosità del decoro borghese.
Violenta dunque è quest’epoca in cui viviamo, ma il “reo tempo” non è questo tempo: la Storia è una storia di oppressioni, prodotte dall’esistenza nelle organizzazioni sociali di interessi contrapposti e inconciliabili.
Videro la storia all’opera gli schiavi che costruirono le grandi piramidi per i loro oppressori di millantata discendenza divina; la saggiarono i compagni di Spartaco nel risalire la penisola italica partendo dalla Sicilia per sfidare i loro padroni; l’attraversarono i contadini che si rivoltarono contro i signori che li affamavano; la sentirono sulla propria pelle i popoli invasi e conquistati; la misero alla prova i giacobini e i bolscevichi; la conobbero gli operai durante il processo di industrializzazione; l’assaggiarono i popoli sotto i regimi del Novecento; la sfidò la Resistenza europea; ne sperimentarono una manifestazione gli studenti e i lavoratori immateriali; la subirono le vittime della repressione, in tutte le epoche dall’inizio della storia e della società divisa in classi.
Un faraone, un aristocratico romano, un re, un cardinale, un borghese ottocentesco, un dittatore militare, un banchiere affabile: sono i volti del potere che opprime.
Non esiste tempo che non sia reo.
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vedi? discuteremo per sempre sul fatto che la natura umana non sia cattiva come io ritengo…
Quindi i compagni di Spartaco, i contadini di Müntzer, i giacobini e i bolscevichi, gli operai durante l’industrializzazione, i partigiani delle Resistenze europee, gli studenti del Sessantotto erano cattivi?
La natura umana non esiste 🙂
come non esiste la natura umana??!?!!? non puoi negare il mio innamoramento così -d’amblè- ! amo la natura umana. secondo te hitler sapeva cosa faceva? cioè, lui, la sera, pensava: “cazzo andrò all inferno”! quanto ai contadini di muntzer, bhe… 🙂
La risposta era breve e concisa perché parlando con Nello di questo argomento potevo permettermelo: mi riferivo a discorsi già fatti e davo per scontate opinioni già scambiate. Per esempio ne parlammo qui.
Finora, il modo più organico che ho avuto nell’affrontare la questione è questo. Ho spiegato bene?
A questo punto, sul riferimento a Hitler penso di non dover rispondere. Ma forse il sorrisino che segue il tuo intervento significa che una risposta, in realtà, non la cercavi.