Lo “straniero” senza fissa dimora trasformato dai giornali in un terrorista

Torino, oggi pomeriggio. Un uomo senza fissa dimora allestisce un giaciglio di fortuna in via Cuneo, in uno spazio che il supermercato utilizza come deposito. I residenti, di fronte a una persona in evidente difficoltà, invece di cercare di capire come aiutare, segnalano alla polizia la presenza di un membro di quella categoria di persone che Salvini qualifica come “balordi” e “violenti”, che presto potranno essere allontanati da tutti i centri cittadini in virtù di poteri eccezionali conferiti ai prefetti.

Quando i poliziotti si recano sul posto e raggiungono l’uomo, all’ingiunzione di spostarsi questi oppone resistenza al controllo delle volanti e aggredisce i poliziotti con il primo oggetto che trova per terra, brandisce una sbarra di ferro per difendere il poco che ha, tipo il diritto ad esistere e ad occupare uno spazio visto che non può certo scomparire per far piacere ai residenti. In questa scomposta difesa, in cui tra le altre cose invoca il proprio Dio, ferisce in maniera non preoccupante i due agenti.

Notiamo qualche dettaglio su come La Repubblica riporta l’accaduto.

Innanzitutto, è indicativa già solo la scelta di considerare questi fatti una notizia da riportare su un giornale di copertura nazionale: “violenze” e “aggressioni” di questo tipo si verificano piuttosto spesso, probabilmente ogni giorno, tuttavia non finiscono sulla home dei giornali a carattere nazionale. Il motivo per cui questo caso ci finisce è abbastanza chiaro e ha a che vedere col carattere nazionale di questo giornale, non nel senso geografico ma in quello politico: l’uomo senza fissa dimora è infatti senegalese.

Ecco dunque il titolo della notizia sulla home del sito di Repubblica: “Torino: due agenti aggrediti con una sbarra da un uomo che gridava Allah akbar”.
L’occhiello: “A svelarlo il ministro degli Interni: “In questura ha insultato Mattarella e il sottoscritto”. I poliziotti non sono gravi. L’uomo, fermato per tentato omicidio, è stato identificato in un senegalese di 26 anni, già raggiunto da due provvedimenti di espulsione”.
Un ottimo esempio di cosa il giornalismo non dovrebbe essere sono un titolo e un occhiello costruiti con un copia-incolla dalla dichiarazione di un Ministro, praticamente dettati da un esponente del potere a cui si lascia il privilegio indiscusso di impostare i termini del discorso, inquadrare i fatti nella sua prospettiva e ai suoi fini, adottare il suo linguaggio e veicolare il suo messaggio, legittimandolo pienamente e descrivendo l’accaduto dal punto di vista del potere (si precisa, per esempio, che l’uomo aveva già due provvedimenti di espulsione, nonostante questo non c’entri assolutamente nulla con la notizia… a meno che non si sia razzisti e si pensi che l’uomo in questione abbia agito in tal modo perché straniero e a meno che non si sottintenda una pericolosità sociale intrinseca degli immigrati senza documenti).

Nel corpo dell’articolo, ci si riferisce all’uomo senza fissa dimora con le espressioni “senegalese”, “straniero”, “immigrato”, quindi ancora una volta nonostante nessuna di tali informazioni sia pertinente alla comprensione della notizia o allo svolgimento dei fatti. Addirittura viene precisato che “nonostante lo straniero abbia fatto riferimento ad Allah è molto improbabile che l’aggressione avesse un movente terroristico”. In questa frase c’è tutto: l’essenzializzazione e la costruzione della figura negativa dello “straniero”, l’automatismo della sua associazione con il terrorismo, l’informazione riportata ancora una volta dal punto di vista del potere parlando di “aggressione” (e quella dei residenti che chiamano la polizia non è “aggressione”?), il riferimento ad Allah (che altri non è, udite udite, che “Dio” in arabo) come indizio per una eventuale pista terroristica evidentemente fuori da ogni logica (perché nell’articolo non si precisa che “lo straniero” non avesse legami con la mafia russa o con il nazionalismo tibetano? Il legame è lo stesso: chiaramente nessuno).

Come si fa a pensare anche lontanamente che un uomo senza fissa dimora che difende il proprio giaciglio di fortuna brandendo una sbarra di ferro trovata per terra possa essere considerato terrorismo? Il solo precisarlo perché l’uomo ha detto che Dio è grande è follia: se una persona senza fissa dimora esplodesse di rabbia e dicesse “ossignùr” agli agenti che venissero a sgomberarla perché denunciata dai residenti solo perché senza posto dove dormire, La Repubblica scriverebbe nel titolo che questa persona ha detto “ossignùr”?

Per concludere, l’articolo coglie l’occasione per sostenere tramite le parole di un esponente di un sindacato di polizia la necessità dell’uso del taser, per evitare che gli agenti si facciano male, perché “fatti come questo sono gravissimi”.

Risparmiamoci le reazioni e i toni del Ministro degli Interni, dei sindacati di polizia e della sindaca di Torino: tutti esprimono vicinanza agli agenti feriti e fiducia nell’operato delle forze dell’ordine, nessuno che esprima solidarietà a un poveraccio che non ha un cazzo di posto dove dormire.

 

EDIT: Aggiornamento del 22 aprile: Carlotta Rocci, l’autrice dell’articolo in questione, contattata non si è degnata di rispondere ma ha corretto il tiro eliminando i riferimenti filoleghisti ai provvedimenti di espulsione e quelli surrealisti al terrorismo. Cambiato pure l’occhiello, non è più una citazione letterale di Salvini. Restano ancora l’immotivata precisazione sul grido “Dio è grande” proferito dall’uomo senza fissa dimora nonché gli appellativi “il senegalese” (anche nella nuova versione del titolo, “Torino: aveva già aggredito altri due agenti il senegalese che ha ferito al grido di “Allah è grande”) e “lo straniero” usati per riferirsi all’uomo in questione. Ancora un piccolo sforzo, La Repubblica, e forse riuscite a fare del giornalismo non filoleghista.

EDIT 2: Errata corrige: Carlotta Rocci non ha affatto aggiornato l’articolo, ne ha semplicemente scritto uno nuovo in cui l’uomo è chiamato “senegalese” e tale parola contiene un link che punta all’articolo precedente, rimasto inalteratamente filoleghista e adulatore del potere. Nel nuovo articolo si delineano meglio alcuni dettagli sulla dinamica dei fatti: si mostra il riparo di fortuna in cui si rifugiava l’uomo arrestato (non ha affatto l’aria di essere uno spazio destinato alla funzione di deposito di un supermercato: è uno spiazzo abbandonato, come confermato da chi conosce il luogo e dalle foto inviate da chi è sul posto) e non sarebbero stati i residenti a chiamare la polizia, bensì i vigilantes dell’Esselunga. Per quale motivo, trattandosi di un’area evidentemente dismessa, non è dato sapere. Se non quello di onorare il sacro inviolabile principio della proprietà privata inutilizzata o quello del decoro urbano come se le persone fossero oggetti.