È più facile trovare un guerriero

È più facile trovare un buon guerriero che un buon narratore, ed è più agevole dare un colpo di picca che comprendere i disegni di quanti, sotto i nostri occhi, non fanno altro.

Jean-François-Paul de Gondi, Mémoires

È chiaro che il giudizio che diamo al presente è viziato da convinzioni particolari: c’è una naturale propensione a valutarlo secondo criteri diversi da quelli attraverso cui ci si misura con il passato.

Siamo convinti, per esempio, di aver raggiunto un livello di libertà insuperato nella storia: possiamo spostarci in relativa sicurezza, mediamente essere abbastanza sicuri che non moriremo ammazzati, possiamo andare dove vogliamo, comprare ciò che ci piace, vestirci come ci piace, dire ciò che pensiamo senza rischiare troppo.

Ma io mi chiedo se non potrebbe essere che ciò è dovuto semplicemente alle nostre lenti che ci impediscono di osservare il presente con prospettiva storica. Insomma, se sappiamo che, per dire, nel Medioevo era pericoloso viaggiare perché sulle strade si diventava facilmente bersagli di bande armate che aggredivano e derubavano, quanti oggi si incamminerebbero a piedi lungo una strada percorrendola giorno e notte senza che il pensiero di un possibile furto o maltrattamento gli passi per la testa? Probabilmente il rischio oggi è minore, ma potrebbe anche essere sempre rimasto uguale, e la nostra impressione di maggiore sicurezza dovuta semplicemente al fatto che questa immagine pregiudiziale di Medioevo ci tranquillizza.

Si dice che l’Europa sia un’isola di pace e libertà. Eppure fino agli anni Settanta in Spagna, Portogallo, Grecia c’erano dittature autoritarie, i paesi dell’est europeo conoscevano privazioni delle libertà individuali tipiche di un imperialismo totalitario, tentati colpi di Stato non erano insoliti. Fino a meno di venti anni fa in Europa c’era la guerra. Nella prospettiva storica venti anni non sono nulla.

Non è che quella che viviamo ora è solo una breve pausa nel caos, una pausa che tra cento anni sarà dimenticata invece che essere ricordata, con l’orgoglio di chi la vive ora, come il tempo in cui l’uomo (europeo, ovviamente) è stato meglio? Esattamente come sono stati dimenticati i certamente numerosi intervalli del passato, tra una guerra e l’altra, tra una carestia e un’epidemia. Magari anche loro erano felici e si sentivano liberi, pensavano di vivere in un’epoca di pace. Magari i francesi dopo la Guerra dei sette anni, fino a pochi minuti prima della presa della Bastiglia; magari i vari italiani dopo la pace di Lodi; magari i baffuti borghesi della belle époque

Quello che dico è che non sappiamo come si sentissero gli abitanti del passato. Non facciamo fatica ad attribuire cause economiche, di successione, di ragion di Stato, a fatti, crimini, nefandezze e guerre del passato; quando le stesse cose accadono nel presente non ce ne accorgiamo o attribuiamo loro cause molto più accondiscendenti, non più oggettivamente economiche e politiche bensì soggettive e ideologiche.

Noi ci sentiamo diversi dagli uomini del passato per lo stesso motivo per cui ci sentiamo diversi dalle scimmie, perché abbiamo un blocco mentale, perché abbiamo una visione distorta: guardiamo il presente dall’interno, il passato dall’esterno, ed è sempre difficile fare autoanalisi.

Non so se mi spiego, è scritto di getto.