Comunicazione emotiva eterodiretta

Di recente Facebook ha annunciato ai propri utenti l’introduzione di una nuova faccina, con parole di incoraggiamento che si riferiscono evidentemente alle attuali condizioni di confinamento più o meno generalizzato: Anche se siamo distanti, uniti ce la faremo. Certo è che Facebook ce la sta facendo meglio di altri, raddoppiando i profitti e allentando le pressioni per una riapertura delle altre attività economiche.

A far riflettere è la dichiarazione di intenti: la nuova faccina (reazione) è stata aggiunta per consentire di trasmettere ancora più affetto e per potersi sentire più vicini. La trasmissione dell’affetto è dunque subordinata alla reazione, e non viceversa. Una civiltà in cui è considerato normale che l’espressione dei sentimenti debba essere agevolata da un’istituzione di sorveglianza che specula sulle relazioni umane, e solo nelle forme ad essa convenienti e da essa stabilite, è una civiltà che non può trovare il linguaggio per raccontare la propria fine. E mi raccomando: non provate mai sentimenti che non siano riassumibili da un’icona gestita da una multinazionale che su icone e sentimenti guadagna letteralmente miliardi.