Capri espiatori per anime belle

Il disprezzo per il ghanese che torturava i migranti lungo la rotta africana e che ha rischiato il linciaggio una volta sbarcato a Lampedusa e riconosciuto dalle vittime è del tutto meritato, ma il livello di accanimento che ha raggiunto in certi ambienti denota una seria incapacità di risalire alle cause dei fenomeni, senza ovviamente nulla togliere alla responsabilità individuale del personaggio in questione. Ovvero, indignarsi per il torturatore e non per chi gli spiana la strada, è indice di ipocrisia. Prendere questi scafisti e torturatori, controllori sul campo non riconosciuti del “corretto” funzionamento delle politiche migratorie occidentali, a capro espiatorio serve solo a lavarsi la coscienza e dimenticare più grandi responsabilità (più grandi perché sistemiche e istituzionali). Ruoli come quello del torturatore ghanese esistono solo perché esiste una via migratoria illegale, ed esiste una vita migratoria illegale solo perché qualcuno ha scritto le leggi in modo che fosse illegale. Lo scrivevo anni fa qui e qui, lo ridico ora.