La tristemente diffusa opinione sugli insegnanti come lavoratori privilegiati
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«Più sfruttamento, meno lamento»: può essere considerato sia un’incitazione, come si vedrà, sia un’amara descrizione della realtà.
Due giorni fa, Gianni Riotta ha avuto la brillante idea di chiedere pubblicamente: «I professori dicono di non poter lavorare un’ora in più al giorno. Secondo voi hanno ragione o torto?». Lasciando da parte, nonostante la grave distorsione della sostanza dei fatti, la parzialità e l’incompletezza della domanda posta (giacché non dice che queste ore di lavoro sarebbero prestate senza un corrispettivo aumento della retribuzione, né che i professori protestano per tale gratuità e non strettamente per il carico di lavoro, né che si sta riferendo ai docenti di scuole elementari, medie e superiori e non quelli universitari), che possiamo giustificare tirando per i capelli la necessità di sintesi, visto che ci troviamo su Twitter dove il massimo è 140 caratteri, trascurando, dicevo, questa pecca nella formulazione della domanda, c’è anche un altro elemento molto importante: Gianni Riotta chiede di parlare di un argomento serio a una platea (circa 80 mila persone ricevono automaticamente i suoi messaggi e chiunque in rete può leggerli) che difficilmente sa essere seria. Si tratta di una platea particolare, che si sente obbligata a commentare e dire la propria, anche quando a voce non saprebbe cosa dire (c’è chi l’ha chiamata psicologia della stronzata), ed ecco che risponde pappagallescamente con luoghi comuni e con disgustose opinioni ottenute acriticamente per sentito dire.
Riporto di seguito alcune delle risposte ottenute dal “popolo della rete”, quello che secondo la Repubblica, il Corriere della Sera e Beppe Grillo (to’ che strana accoppiata) è informato, attivo, consapevole, critico, non dimentica e fa esplodere la rabbia sul web e dilagare il tam tam su internet.
La cosa più triste è che molte di queste persone si dichiarano “di sinistra”, o almeno, così pare da ciò che pubblicano e condividono sui loro profili, dagli argomenti cui si interessano, dai canali con cui sono in contatto. Questo dovrebbe bastare a mostrare come lo spirito critico abbia abbandonato tutte le teste, tanto a destra quanto nella cosiddetta sinistra, al tempo del pensiero unico.
Da tutti questi commentori, di cui quelli mostrati sono una piccolissima porzione, ne emerge uno specifico che mi ha colpito particolarmente e da cui deriva un’altra amarissima conclusione.
Il personaggio risponde alla domanda di Riotta:
Di fronte a cotanta superficialità, io non posso che rispondergli di informarsi meglio prima di sputare sentenze, perché il suo commento si basa su due assunzioni: la prima è che si stia parlando di una protesta per l’aumento delle ore, cosa non esattamente vera, la seconda richiama l’opinione diffusa che i professori siano una categoria lavorativa privilegiata, che lavora pochissimo e con stipendi d’oro.
Ecco cosa risponde quando faccio notare l’erroneità delle prima assunzione:
Ed ecco come reagisce invece al secondo appunto, quando osservo perentorio che «evidentemente il luogo comune degli insegnanti che non fanno nulla durante l’anno e un cazzo durante le vacanze ha fatto proseliti»:
Bene, a questo punto uno si dice: tutte queste persone stanno parlando di cose che non conoscono, riferiscono per sentito dire, si mettono in coda tra le fila di quella buona parte della società che bistratta gli insegnanti non riconoscendone l’importantissimo ruolo sociale; che li considera dei fannulloni, senza sapere che le 18 ore che saranno aumentate a 24 settimanali sono solo nominali, che in queste ore non sono comprese né pagate quelle a casa per correggere i compiti e preparare la lezione, né i consigli di classe, i collegi dei docenti, gli scrutini, i ricevimenti, le ore di servizio volontario per coprire supplenze e buche, le ore di disponibilità durante mensa e intervallo; che si tratta dei lavoratori laureati che guadagnano meno, che avanzano solo per anzianità e restano comunque pagati poco fino a fine carriera; che le 18 o 24 ore di cattedra non sono affatto leggere ma si svolgono in classi pollaio affollate oltre i limiti consentiti dalle norme di sicurezza e in edifici il più delle volte fatiscenti e pericolosi, non costruiti secondo le norme antisismiche e di sicurezza generale; che altro che «devono stare seduti ad insegnare e basta», qua si tratta di formare persone, non macchine tutte uguali, perché l’educazione, tanto meno è diversificata, tanto più è indottrinamento.
Uno, dicevo, quando legge certi commenti pensa tra sé queste cose: stanno parlando così perché non sanno cosa significa lavorare in quelle condizioni, in situazioni di sfruttamento in cui praticamente la maggior parte del lavoro non viene retribuito e in cui, di conseguenza, un’ulteriore aggiunta di 6 ore settimanali gratuite non è che l’ennesima vessazione ed elemento di sfruttamento. Invece no. Ad un altro commentatore che gli rimproverava di «parlare senza sapere un cazzo», il nostro risponde:
Quindi lo sa. Lo sa! È sfruttato e chiede di essere ancora più sfruttato, condannando le lamentele e le proteste contro lo sfruttamento. Chissà in giro quanti ce n’è come lui.
E così si chiude una triste finestra sul panorama del “popolo della rete”.
Short Link:
Beh: anni fa credevo anch’io che fosse una professione privilegiata, tanto da aspirare a svolgerla un giorno. Non condannarli pertanto, sono solo disinformati, o invidiosi del “posto” – senza sapere che diffusione ha il precariato tra gli insegnanti – o si aggrappano a quel numeretto nominale, come ben rilevi.
Comunque la cosa più triste che emerge è il clima di odio sociale, e la certezza che ‘sti stronzi che sono al governo hanno innescato una guerra tra poveri che non li lambisce minimamente.
Sì, Davide, lo so che è disinformazione; ma io, quando sono disinformato, non sputo sentenze né sparo giudizi. Vado a informarmi da fonti attendibili, non dal cugino del collega del vicino di casa. Invece l’uso dei social network accentua questa cosa perché spinge a parlare a casaccio. Magari, dici, è sempre stato così, solo che questi discorsi non uscivano dai bar nei quali venivano pronunciati. Eppero almeno non erano pubblicamente visibili, cazzo!
Sul fatto poi che questa sia una guerra tra poveri sono assolutamente d’accordo. Vedere un’operaio sfruttato che si lamenta perché altri sarebbero, a suo dire, meno sfruttati di lui, e che invoca un maggiore sfruttamento per tutti, cosicché tutti possiamo essere ugualmente sfruttati, ha del surreale!
CIT:” Vedere un’operaio sfruttato che si lamenta perché altri sarebbero, a suo dire, meno sfruttati di lui, e che invoca un maggiore sfruttamento per tutti, cosicché tutti possiamo essere ugualmente sfruttati, ha del surreale!”
Concordo pienamente! Siamo un popolo talmente allo sbaraglio che oramai ognuno pensa per sè e non gli importa più degli altri…è una tristezza!
Ci sono giorni in cui penso che la rivoluzione francese è scoppiata per molto meno…il popolo aveva fame e si sono rivoltati! Noi abbiamo fame, la nostra generazione non ha praticamente un futuro, vanno avanti solo i raccomandati e quelli con i soldi, e in certo senso ce lo siamo anche cercato…tutti si lamentano in un modo o nell’altro però siamo troppo divisi per unirci e combattere tutti insieme il sistema, è il sistema stesso che ci ha divisi perchè così non rappresentiamo una minaccia, e siamo più impegnati a diffamare i nostri rivali e proteggere noi stessi piuttosto che unirci contro un comune nemico…
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”
sono soprattutto IGNORANTI e non hanno idea di cosa sia il lavoro dell’insegnante, né dal punto di vista delle competenze né -soprattutto- per lo stress
No davvero…io resto sempre più sconcertata dal popolo italiano…
I professori, poveri diavoli, credo siano tra le persone più sfruttate dal sistema, non solo vengono retribuiti per SOLE 18 ore settimanali, ma devo fare TUTTI I GIORNI gli straordinari e ovviamente senza essere retribuiti dallo stato.Loro lavorano sempre dopo la fine delle lezioni per preparare quelle successive, si sbattono a fare ricerche e corsi di aggiornamento,senza contare che DEVONO pagare di tasca loro buona parte dei materiali forniti (penso al mio prof di italiano che spendeva ogni mese un patrimonio in fotocopie per tutti i suoi alunni),si occupano di correggere a casa i compiti in classe (dai temi, alle versioni ai compiti di matematica e fisica)che non sono pochi perchè ogni prof ha certamente più di una classe; altri professori, data la carenza del sistema scolastico italiano, decidono di attivare corsi nel pomeriggio per poter venire incontro alle esigenze degli studenti che altrimenti si troverebbero in mano un diploma senza sapere come è andata a finire la seconda guerra mondiale e cosa è accaduto dopo, e tutto questo sempre gratuitamente, solo per poter formare delle giovani menti…Io non so se la gente si renda conto che infondo è proprio questo che fanno i BRAVI prof, formano le nuove generazioni, danno vita a quelli che saranno i futuri medici, economisti, filosofi, politici matematici, fisici e chi più ne ha più ne metta, i giovani sono in mano loro, svolgono un lavoro importante che sta alla base delle nostre conoscenze ma non gli viene mai riconosciuto alcun merito, vengono solo riportati fatti che mettono in cattiva luce il mondo dei docenti, ma non ho mai letto un articolo su quei prof che cercano concretamente di migliorare la situazione attivando corsi o facendo ore di lavoro in più insieme agli alunni solo per poter rispettare i programmi ministeriali…la mia prof di greco ci faceva fare le versioni il pomeriggio pur di arrivare alla fine del programma; mi rendo conto che al liceo due ore di greco in più pesavano e che venivano sottratte all’uscita pomeridiana o alla giocata alla play, però col senno di poi io ringrazio tutti i miei prof che si sono prodigati affinchè avessi una buona istruzione e delle buone basi per affrontare la vita sia universitare che lavorativa.
@Francesca
Mi hai fatto venire in mente altri casi di servizio prestato gratuitamente o semi-gratuitamente, a parte i corsi pomeridiani e i corsi di aggiornamento che giustamente facevi notare: che dire infatti delle gite? Molti insegnanti si vedono “ricattati emotivamente” e questo si traduce poi con l’immensa difficoltà a far partire proteste alternative allo sciopero, come l’indisponibilità per le gite. Ogni volta che ci hanno provato la cosa non è andata in porto o si è scarsamente diffusa per questo motivo.
Fantastico! Un articolo da incorniciare!
La cosa che più mi preoccupa è che è difficile non parlare per sentito dire, specie in un contesto come il nostro dove tutto SEMBRA a portata di mano; bisogna essere sempre vigili e pazienti per evitare di sparare a zero, il problema è che soprattutto adesso c’è un pò un esaurimento nervoso generale per la situazione attuale, e quando uno è spazientito dice cavolate molto più facilmente, senza contare che la maggior parte della gente è sempre stata schiava del “se lo dicono in tanti o cmq lo dice tizio che è tanto figo allora deve essere vero”. con questo non giustifico le sparate a zero, che devo ammettere a volte faccio anche io, voglio solo dire che bisogna sempre stare attenti perchè la tentazione di parlare a vanvera a volte è davvero insidiosa.
In ogni caso, per quanto sottoscriva ampiamente il discorso sulle generalizzazioni che non devono mai essere fatte e le centinaia di professori che si impegnano profondamente nel loro lavoro, molto di più di quanto venga loro riconosciuto in retribuzione e stima dallo Stato, credo sia importante sottolineare che la generalizzazione non dovrebbe andare in nessuno dei due sensi.
Un grosso problema dell’insegnamento pubblico infatti è che a fianco dei numerosissimi professori che portano avanti il loro lavoro con serietà, dignità e impegno sempre e comunque, ce ne sono un congruo numero che non seguono assolutamente questa linea di condotta. Di professori che lavoravano svogliatamente, che leggevano il giornale in classe, che correggevano svogliatamente e frettolosamente, che preparavano una lezione si e due no, che facevano i professori per arrotondare lo stipendio di liberi professionisti, io purtroppo nel mio percorso scolastico ne ho visti più di uno, e di diversi altri ho sentito…forse è stata solo sfortuna mia ma non credo. E la cosa più grave è che costoro venivano trattati esattamente alla stregua degli altri, che dedicavano la vita all’Insegnamento con la I maiuscola. Non serve a nulla alzare le ore da 18 a 24, perché chi lavorava seriamente pagherà questa legge nonostante già prima il numero effettivo di ore fosse quello di un qualunque lavoratore, chi prima a scuola stava svogliatamente, troverà comunque il modo di minimizzare il fastidio.
Finché non si troverà un modo efficiente di valutare l’insegnamento, e di allontanare i numerosi professori “a tempo perso” che purtroppo ci sono e cui effetti sull’istruzione dei ragazzi sono pessimi, per fare posto alle migliaia di bravi giovani che già ora provano (precari) a lavorare nelle scuole, non si andrà da nessuna parte .
Questo è un modo sbagliato di affrontare il discorso.
Innanzi tutto, analoga logica non viene adoperata per altre categorie: perchè non si parla mai di operai che si grattano le palle? o forse tutti gli operai sono oberati di lavoro?
In secondo luogo, ciò che soprattutto è oggetto di luogo comune è l’orario di lavoro, e questo per almeno due buoni motivi:
1. si ritiene che i professori lavorino solo 18 ore, mentre quello è il totale delle ore di insegnamento frontale, che non tiene conto di riunioni, correzione compiti, preparazione lezioni ecc.
2. non si tiene conto sufficientemente del fatto che 18 ore frontali sono un vero e proprio lavoro usurante, e chi non ha mai fatto l’esperienza di entrare in classe con un’orda di alunni (ogni età ha i suoi svantaggi) non potrà mai capire questo.
Tutti i discorsi sul fatto che ci sono professori incompetenti o con poca voglia di lavorare non tengono conto che i pelandroni esistono in tutte le categorie, però quando viene fuori l’argomento si sente parlare sempre quasi esclusivamente di insegnanti.
@Em
Sì, ovviamente è molto più facile parlare per sentito dire perché non richiede lo sforzo della ricerca, della discussione, dell’elaborazione critica delle informazioni. Ma secondo me i social network rendono la cosa straordinariamente più facile, e questo tipo di commenti e mentalità straccia completamente la retorica dei grillini e dei feticisti del web…
@Vigji
Prima di tutto, dire che la cateogria degli insegnanti è composta da lavoratori sfruttati non è una generalizzazione. Che le istituzioni se ne approfittino della flessibilità nell’orario di lavoro per imporre servizi prestati gratuitamente e vessare i lavoratori con un vasto ventaglio di angherie, è un dato di fatto, che vale a prescindere dall’impegno che i singoli lavoratori mostrino nello svolgimento del proprio mestiere.
Poi, se accanto ai docenti seri e preparati ce n’è anche di svogliati e impreparati, questo mi sembra un dato fisiologico, considerato che sono sottopagati e vessati e quindi poco motivati (ci credo che poi alcuni sono svogliati). Ovviamente questo non spiega tutto il problema (niente, in nessuna situazione, spiega mai tutto il problema): un insegnante può amare il proprio lavoro e svolgerlo seriamente e con passione, a prescindere dallo stipendio.
Certamente un sistema di valutazione professionale che prepari la strada ad avanzamenti di carriera basati sul merito sarebbe un grande salto di qualità.
Inoltre, se qualcuno fa il professore per arrotondare lo stipendio di libero professionista, o viceversa tiene lezioni private per arrotondare lo stipendio di dipendente statale, questo lo imputo principalmente agli stipendi, che sono come già detto bassi rispetto alle ore di effettivo lavoro, al ruolo sociale importantissimo e al titolo necessario all’insegnamento (escludendo ovviamente gli insegnanti di religione…).
Attenzione, non dico che sostenere che gli insegnanti sono sfruttati è una generalizzazione, ma sostenere che sono tutti bravi lavoratori, dediti al loro lavoro, e che fanno tutti molte più ore di quelle d’obbligo nella lezione frontale, sì.
E quando parlo di arrotondare lo stipendio, non mi riferisco a professori che danno lezioni private, più che legittimo, ma a professionisti (ingegneri, architetti), che la mattina passano le ore che devono in classe (in genere fregandosene poco) e il resto (il grosso) del loro tempo lo dedicano alla professione.
Quello che sostengo è che è sbagliato che il sistema faccia sì che ci siano professori che effettivamente facciano quasi solo le lezioni frontali, e che lavorino al minimo per il resto. Sono questi elementi che fanno sì che passi all’opinione pubblica il messaggio (sbagliato). Non so come si potrebbe fare, ma al problema andrebbe trovata una soluzione; forse fare come in altri Paesi e mettere un’obbligo di ore di presenza a scuola (non di lezione frontale) obbligatorie, da impiegare dall’insegnante per correzioni, consigli vari, ore di recupero ecc., potrebbe migliorare la situazione, visto che non cambierebbe nulla a quelli che si fanno già “il mazzo” in orario e obbligherebbe gli altri a dedicare lo stesso tempo. Ovviamente dovrebbero essere in numero minore di quelle del normale impiegato pubblico, perché condivido il fatto che le ore di insegnamento frontale siano decisamente logoranti.
Il paragone con gli operai non rende: nel mondo del mercato l'”operaio che si gratta le palle” non, produttivo può (qualora dimostrato) essere licenziato; l’insegnante invece anche se di riprovata cialtronaggine, e ancora peggio, di bassa o nulla competenza è assai difficile da rimuovere dal posto che indebitamente occupa (e la situazione è più grave di quella dell’operaio: questo lavora sulla merce, quello lavora sulle nuove generazioni).
io parlavo (perchè ne conosco) di operai dipendenti pubblici, e ti assicuro che pur grattandosi le palle non sono socialmente odiati come gli insegnanti
@Vigji
Per arginare il problema, che hai fatto bene a sollevare, si dovrebbe agire più a monte: sui criteri per l’assunzione dei lavoratori che si occuperanno di formare le nuove generazioni. Allo stesso tempo, un sistema di valutazione del personale docente, come quelli che esistono in diversi paesi con i sistemi educativi tra i più efficienti del mondo, avrebbe la funzione di mantenere alti i livelli selezionati all’inizio.
Il problema non è però solo legislativo: penso che una buona parte sia dovuta a un fattore culturale. Ovvero, un insegnante che svolge il proprio lavoro non solo è pagato poco, ma non gode neanche del riconoscimento sociale che potrebbe compensare questo fatto. Insomma: oltre al danno anche la beffa. Ripeto: ci credo che poi certi diventano svogliati, pur partendo con tutta la buona volontà. Per quelli che invece la buona volontà non ce l’hanno mai messa è inutile mettersi a discutere: come dice Nello, si trovano in tutte le categorie, e se ce n’è nel mondo della formazione, questo non basta a legittimare l’idea dell’insegnante come lavoratore privilegiato.
Una delle tante guerre tra poveri che ci fanno perdere quelle che varrebbe davvero la pena di combattere.
“Vai a lavorare!” mi diceva il collega.
E intanto il padrone se la rideva, eccome se se la rideva…