La cultura e il mercato
Pare che Gino Paoli, da poco presidente della SIAE, abbia rilasciato dichiarazioni a dir poco discutibili in merito al Teatro Valle e a tutto ciò che ruota intorno a quell’esperienza di autogestione e produzione collettiva che dura da tre anni e che ha coinvolto una quantità impressionante di artisti e intellettuali di ogni genere.
A parte il mancato pagamento dei diritti d’autore, che ovviamente per Paoli è un cruccio se non altro in qualità di presidente SIAE, il collettivo del Teatro Valle «gode di vantaggi arroganti perché non rispetta le regole della concorrenza, evade completamente le tasse, non versa i contributi previdenziali Enpals e non rispetta alcuna misura di sicurezza per autori, tecnici e spettatori».
«Non rispetta le regole della concorrenza». La cultura è dunque una merce? In realtà sì, almeno finché si continuerà a considerare la produzione di cultura in un’ottica di mercato, nell’ambito della quale sono non a caso garantiti diritti a difesa della “proprietà intellettuale” e ne è favorita la concorrenza e la competizione come nell’arena strettamente economica.
Continua poi: «Quando una cosa è illegale qualcuno dovrebbe intervenire». Ma Paoli lo sa come si chiama quel qualcuno? Forse no ed è il caso di ricordarglielo: polizia. In pratica, a meno che questa frase sia stata pronunciata a casaccio senza riflettere sulle sue possibili implicazioni, il presidente della SIAE chiede lo sgombero del Teatro Valle Occupato manu militari perché esso non rispetta le regole della concorrenza.
Ricapitolando, la proprietà intellettuale è difesa anche a costo di intervenire con la forza delle armi. E poi dicono che proprietà materiale e proprietà intellettuale sono due cose diverse…
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