I CIE li ha inventati il PD

Su twitter, il profilo dell’account ufficiale del PD è tutto un tripudio di “no ai CIE!” e di attacchi alla Bossi-Fini e ai CIE. Ma i CIE chi li ha aperti, chi li ha inventati?

I CIE, prima denominati CPT, sono stati istituiti in ottemperanza a quanto disposto all’art. 12 della legge Turco-Napolitano (legge 40/1998). Tale articolo istituisce per la prima volta nella storia della Repubblica la figura del “Centro di permanenza temporanea”, destinato ad ospitare tutti gli stranieri «sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera non immediatamente eseguibile». Con la successiva legge Bossi-Fini (legge 189/2002) la funzione di questi centri diventa quella attuale.

C’è chi dice che i CIE sono tutt’altra cosa dei CPT, che non si può attribuire alla legge Turco-Napolitano (e quindi all’attuale PD) la responsabilità delle condizioni di disumanità all’interno dei centri, della violazione dei diritti dei migranti, tra cui quello di asilo e quello di libera circolazione, dell’esistenza stessa dei CIE, che ora iniziano ad essere descritti a reti unificate come «campi di concentramento» (o tutti i possibili sinonimi) anche da esponenti del PD.

Ma se «i CPT non erano stati pensati come gli attuali CIE», allora perché nel 2004 già si segnalava alto tasso di autolesionismo tra i trattenuti? Perché nello stesso anno addirittura l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite esprimeva preoccupazioni sulla gestione dei CPT? Perché Medici Senza Frontiere e Amnesty International nell’anno successivo parlavano di violazione di diritti, denunciavano la censura e l’impossibilità di documentare da parte dei giornalisti, nonché le violenze e i pestaggi avvenuti all’interno dei centri definendoli «numerosi e coerenti», quindi praticamente caratteristiche strutturali degli stessi? Perché i rapporti pubblicati sui CPT evidenziavano la «distanza oggettiva tra carta e pratica» e comunque, a prescindere da questo, condannavano l’implementazione del sistema di detenzione amministrativa per la filosofia politica che ne aveva guidato l’ideazione?

Chi vuole altri dettagli li può trovare in quantità.

Di CIE si muore sin dalla loro istituzione: il 28 dicembre del 1999 muoiono Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nasim.

Sarebbe interessante chiedere a Khalid Chaouki, il deputato del PD che nei giorni scorsi si è barricato dentro il centro di accoglienza di Lampedusa per denunciarne la cattiva gestione e le condizioni insostenibili, come ci si sente a dover protestare contro i CIE inventati dal proprio partito. E cosa ne pensa del fatto che sia considerato normale, nell’immobilità del suo partito, che una battaglia di dignità e di umanità come quella che ha deciso di intraprendere sia intrapresa solo da un deputato di origini straniere, trasformando la solidarietà umana in solidarietà razziale, come se degli stranieri se ne dovessero occupare solo gli stranieri.