Colpa dei NoTAV
Il 9 settembre, arriva la pistola fumante: tre betoniere distrutte e altre quattro danneggiate da un incendio in una ditta in Valsusa, che lavora calcestruzzi di vario tipo e porta le sue betoniere anche al cantiere del Tav. La pista da seguire sarebbe normalmente quella delinquenziale: il primo comune del Nord a essere sciolto per mafia, nel 1995, fu Bardonecchia e le denunce sulle infiltrazioni di ‘ndragheta e mafia nei subappalti della Torino-Lione sono state avanzate più volte proprio dallo stesso movimento No Tav: l’attentato suona come uno degli avvertimenti al fronte imprenditoriale favorevole all’opera, per evitare defezioni tra le fila degli imprenditori stessi, come è recentemente avvenuto. In ogni caso, l’assicurazione rifonderà 800.000 euro, in un periodo in cui il mercato delle betoniere è fermo. Senza accuse preconcette, si potrebbe anche indagare la pista del ricorso alla riscossione assicurativa come liquidità per l’impresa.
Nulla di tutto questo. Ad incendiar le betoniere sono stati sicuramente i Notav. La corale degli indignados è già ampiamente partita in ogni sua componente. Lupi e pecorelle ruggiscono insieme come leoni contro il cattivissimo Erri de Luca, «responsabile morale» di questa escalation del terrore. (da qui)
Puntare il dito contro il movimento NoTAV non aiuta a capire come sono andate le cose. E infatti non è questo che si vuole.
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