Dimenticare per non dimenticare

Oggi è il 34° anniversario della strage di Bologna. Esattamente 34 anni fa, i fascisti uccidevano 85 persone a caso e ne ferivano oltre 200. Come in altre circostanze coeve o quasi, la mano esecutrice era fascista ma la mente mandante era istituzionale (ammesso che tra “fascista” e “istituzionale” esistesse qualche differenza). Dice il ministro Poletti che «lo Stato è vicino a chi ha sofferto», e infatti, ai tempi, vi fu anche molto più vicino: con le bombe. La strage di Bologna fu una strage di Stato. Non senza ragione, il corteo di contestazione di stamattina si apriva con una scritta di solidarietà alle vittime palestinesi degli attacchi israeliani e della politica di apartheid perseguita dallo Stato di Israele: chi è contro le stragi di Stato, lo è qui come a Gaza.

stragebolognaDai palchi, benpensanti personaggi si sbracciano per celebrare il giorno del ricordo, dagli scranni istituzionali giungono inviti a non dimenticare. Eppure, qualcosa dimenticano: quando il ministro Poletti dichiara che «in questa occasione non posso non ricordare Marco Biagi» dimenticando la differenza tra una strage e un attentato politico, quando il maggiore quotidiano nazionale riprende le sue parole facendone un titolo da prima pagina tanto per rimescolare le carte in tavola e confondere le idee dedicando a Biagi un intero trafiletto in un articolo che parla di tutt’altro, quando nelle scuole si parla di stragi senza fare nomi, quando i rappresentanti istituzionali si affannano a cercare i colpevoli come se i processi non fossero chiusi da anni con la condanna di Mambro e Fioravanti… questo sarebbe il modo che le istituzioni hanno di ricordare la strage di Bologna?

Il risultato è che, dopo processo e condanne, la maggioranza degli intervistati attribuisce la strage di Bologna alle Brigate Rosse. Ecco il prodotto del revisionismo storico e di una mistificazione pluridecennale operata dal potere e dai suoi organi di informazione.