L’apparenza inganna: Papa Francesco non è progressista come lo dipingono
Riporto un articolo di Kate Smurthwaite pubblicato su The Independent con il titolo A wolf in Pope’s clothing? Francis is not the progressive man he has been made out to be
(traduzione mia)
Diciamolo sinceramente, dal punto di vista comunicativo Papa Benedetto è stato un incubo per la Chiesa Cattolica. La sua tendenza a dire la cosa peggiore al momento peggiore ha reso il Principe Philip una volpe, al confronto.
Dunque cattolici e apologeti della religione hanno fatto salti di gioia di fronte alle recenti dichiarazioni concilianti di Papa Francesco rispetto all’omosessualità, alla contraccezione, all’aborto e addirittura alla possibilità che a noi atei sia riservato l’ingresso in quel posto che non crediamo esistere.
Eppure, questa comprensione papale è reale o semplicemente Francesco è uno spin doctor migliore del suo predecessore?
La prima cosa sospetta è che i cattolici duri e puri non sono irritati dalle parole di Francesco. La settimana scorsa ho dibattuto di questo sulla radio Voice of Russia con Peter D. Williams di Catholic Voices, un signore che si oppone ai matrimoni omosessuali e ha paragonato l’aborto alla tratta transaltantica degli schiavi. Gli ultimi commenti di Papa Francesco non lo hanno né scosso né cambiato le sue opinioni. Al contario, egli fa notare con disinvoltura che si tratta di parole concilianti che non sono segnale di alcun cambiamento nelle politiche o nella dottrina.
Qualunque speranza che quelle dichiarazioni avrebbero anticipato un cambiamento reale – una Chiesa Cattolica aperta a matrimoni omosessuali, adozione da parte di omosessuali, sacerdozio femminile – è stata brutalmente infranta pochi giorni dopo, quando un prete australiano è stato scomunicato per le sue opinioni tolleranti rispetto agli stessi identici argomenti.
La contraccezione e l’aborto sono la più importante questione di diritti umani al mondo. È la mia opinione basata su dati concreti. Assicurare i diritti riproduttivi delle donne è di gran lunga il modo più efficiente di sollevare le donne, le famiglie e le comunità da povertà, mancanza di istruzione e problemi sanitari.
Anche solo un piccolo passo come permettere alle organizzazioni cattoliche di beneficienza la distribuzione di contraccettivi avrebbe un enorme impatto. Ma è veramente sperare troppo. Quando le speranze di tutti si erano accese, il giorno dopo Francesco ha sollecitato un gruppo di ginecologi a rifiutare di praticare l’aborto.
La storia più terribile di tutte risale però a luglio quando Papa Francesco ha introdotto una nuova legislazione vaticana. Di nuovo, un fatto superficiale – l’innalzamento della pena massima per abusi su minori da 10 a 12 anni – incontra le reazioni entusiastiche della stampa.
In primo luogo, si dovrebbe tuttavia ricordare che le organizzazioni delle vittime di abusi non sono affatto così soddisfatte dal cambiamento: «la gerarchia ecclesiastica», dicono, «non ha bisogno di nuove regole sugli abusi, ma di seguire leggi secolari assodate da tempo».
In secondo luogo, Francesco ha colto l’occasione per itrodurre una legge che prevede fino a otto anni di carcere per chiunque sia colto a trafugare o diffondere informazioni concernenti «gli interessi fondamentali» dello Stato Vaticano. Introdurre di soppiatto una legge dietro un’altra legge acchiappa-titoli rendendo così più difficile per gli insider soffiate sulla corruzione vaticana? I più furbi tra gli spin doctor ne sarebbero orgogliosi.
Sarà anche stato freddo con la stampa, inflessibile, sessista e omofobo, ma con Papa Benedetto XVI almeno sapevamo con cosa avevamo a che fare.
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