Il PD non è una risposta
In un suo saggio tagliente e conciso, dal titolo A brief history of neoliberalism, nel 2005 David Harvey spiegava come la globalizzazione neoliberista, portartice di un individualismo sfrenato e del totalitarismo del mercato, non manchi di incontrare resistenze e reazioni alla sua azione plasmatrice e invadente, che si insinua (come solo i rapporti di classe e di produzione sanno fare) in ogni singolo ambito della vita umana. Le resistenze che il neoliberalismo incontra sono molteplici, perché molteplici sono le forme con cui il neoliberalismo si presenta con la funzione di restauratore del dominio di classe. Ci sono reazioni che si contrappongono alla globalizzazione nel solco dell’anticapitalismo, in maniera più o meno radicale, rispondendo all’individualismo con il mutualismo e la solidarietà. Ne esistono altre che rispondono allo sfibramento dei legami sociali richiamandosi ad altre forme di comunità, più identitarie: si va dai gruppi religiosi alle formazioni nazionaliste, alle narrazioni identitarie se non apertamente fasciste.
Alla luce di questa distinzione (che non è affatto banale), è possibile classificare con una certa facilità le risposte elettorali alla crisi del neoliberismo (che è tuttavia anche una crisi nel neoliberismo) manifestatesi in occasione del voto europeo. La crescita della sinistra nella penisola iberica è un esempio di risposta solidale: in Spagna al 17,98% sommando Izquierda Unida e il neonato movimento Podemos, in Portogallo al 17,24% sommando il Bloco de Esquerda e il Partido Comunista Português. Un’altro esemio di risposta mutualistica e solidale è costituito dall’incredibile vittoria di Syriza in Grecia col 32,5% dei voti, un risultato nato e costruito dalle esperienze di movimento, dalle piazze, dal conflitto, dai laboratori di autogestione e collettivizzazione dal basso. Dall’altro lato, le risposte identitarie, che all’individualismo di mercato si contrappongono costruendo legami sociali sulla base dell’etnia, della tradizione, della nazione ed esprimendoli con il nazionalismo e la xenofobia. Questo è chiaramente il caso di partiti come il Front National (24,85%) in Francia, il UKIP (28%) in Gran Bretagna, l’alleanza di governo tra Fidesz e Jobbik (66,2%) in Ungheria. Ovunque i partiti di governo escono indeboliti, se non additittura desautorati del mandato popolare. Tranne in un paese: l’Italia.
Un paese che, in un contesto in cui tutti come reazione alla crisi cercano di cambiare qualcosa spostandosi a destra o a sinistra radicalizzando le posizioni di conflitto, è l’unico a non radicalizzare alcun tipo di contrapposizione. Premia il governo, favorisce la stabilità della crisi e nella crisi. Uno sciame di Don Abbondio che, spaventati dall’oppressione, si rifugiano sotto le ali dell’oppressore, trovandole l’unico luogo sicuro. Un’eterno fenomeno italiano che consiste in una tendenza alla diluizione in chiave “moderata” di qualunque cosa.
Il maggiore partito di governo, cioè il PD (destra) ha superato la soglia psicologica del 40%. Questo non solo è una vittoria interna, in quanto rafforza la posizione del PD nel governo rendendolo meno passibile di ricatti da parte degli altri due partiti alleati, annientati completamente dalla competizione elettorale; è anche una vittoria continentale, poiché il PD in Europa sarà il maggiore azionista del raggruppamento del PSE (32 eurodeputati contro i 23 della Spd tedesca e i 23 della PSOE spagnolo), nonché l’unico in Europa ad aver aumentato i consensi sia in termini percentuali sia in termini assoluti (dagli oltre 8 milioni di voti delle scorse politiche agli oltre 11 milioni di ieri) e l’unico partito di governo del PSE a non uscire indebolito dal voto. In altre parole, il PSE obbedirà più a Renzi che a Schulz, con conseguente spostamento a destra del raggruppamento (come se già non bastasse la brillante carriera dei suoi partiti aderenti, tutto in un modo o nell’altro promotori, nei propri paesi, di politiche di austerity e di rispetto incondizionato delle ricette neoliberiste) e stabilizzazione della governance europea.
Ora, tornando al discorso iniziale, la domanda è: a quale dei due generi di risposta al neoliberismo appartiene il risultato ottenuto dal PD?
Classificarlo come risposta mutualistica e solidale sarebbe un’operazione di pura propaganda, che solo un mentecatto o un bugiardo potrebbe compiere. D’altro canto, è vero che il PD, nella sua retorica e nella sua azione, si richiama a concetti come coesione sociale, responsabilità nazionale, superamento degli steccati, ma questi non vengono declinati in un’ottica nemmeno apparantemente di contrapposizione alla globalizzazione. Ci si potrebbe spremere per ore senza trovare la risposta a questa domanda. Perché la domanda è semplicemente sbagliata. Il fatto è, signori, che il PD non è una risposta al neoliberismo. Il PD è il neoliberismo.
E di fronte all’aggressione neoliberista, come reagiscono gli elettori italiani? Con una risposta solidale? Con una risposta nazionalista? No: di fronte all’aggressione neoliberista, gli elettori italiani la acclamano.
Short Link:
ovviamente condivido tutto, ma non posso non notare che la conclusione riporta la locuzione “aggressione neoliberista”, e un neoliberista non te la passerebbe, perchè aggressione? quello è il suo modello… ovviamente differente da quello da noi propugnato, ma evidentemente la società umana questo vuole, che farci?
Eh? E perché l’opinione di un neoliberista dovrebbe essere quella della “società umana”? E la Spagna, la Grecia e il Portogallo non sono società umane? E i movimenti sociali non fanno parte delle società umane?
“La globalizzazione neoliberista portatrice…………” a differenza di quale altra globalizzazione e nel mondo quanti diversi tipi di globalizzazione esistono o conosce l’estensore di questo articolo? Credo che la globalizzazzione che forse Marx avrebbe fatto rientrare nel novero di quelle forme anarchiche di sviluppo del capitalismo come qualsiasi fatto nuovo trova resistenza in molti ma non può esser “combattuta” ripiegando in forme di solidarietà o mutualistiche che vengono sempre dopo le forme di collaborazione. ( prima si collabora poi ti sarò vicino- il mondo non è dato perfetto per legge ma attraverso la legge può esser più bello)