Il PD è di destra
You don’t need a weatherman to know which way the wind blows
Bob Dylan, Subterranean Homesick Blues
Ultimamente, ho avuto accese discussioni con miei amici sulla votabilità del Partito Democratico alle elezioni che si terranno tra un mese: secondo loro, che sempre si sono definiti di sinistra e che hanno condotto un percorso, a me noto, di maturazione e formazione politica indiscutibilmente di sinistra, il voto al PD era praticamente scontato.
Inoltre, visto che gli ultimi sforzi di analisi si sono limitati al Movimento Cinque Stelle (parlo di questo) e considerato che una delle reazioni stereotipate dei suoi sostenitori è l’accusa di «stare col PD», colgo l’occasione per dimostrare che non è così. In primo luogo, io non sto col PD: credevo non ci fosse bisogno di specificarlo e che la mia posizione in merito fosse chiara anche a prescindere da una sua manifestazione esplicita, organica e lineare, ma evidentemente, come io ritenevo scontato il fatto di non poter sostenere il PD, per qualcun altro scontato era il contrario.
In secondo luogo, davvero non riesco a capire come una persona di sinistra, in grado di fare una scelta politica ragionata e coerente con il suo dirsi di sinistra, possa sostenere il PD, per un semplice motivo: il PD è un partito di destra.
Tanto per cominciare, neanche il PD stesso si definisce più di sinistra, ma «democratico e progressista». Al contrario, cerca addirittura di respingere ogni possibile associazione o legame reale con la tradizione di sinistra: per esempio, rifiuta di far parte del PSE (Partito Socialista Europeo) perché ritenuto troppo a sinistra, tanto che si è dovuto creare un apposito gruppo sovrapartitico per poterlo includere in una più neutra “Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici”, in cui il PD si riconosce ovviamente nei “democratici” più che nei “socialisti”.
In virtù del millantato progressismo, ha sempre sostenuto la necessità di realizzare la tratta di treni ad alta velocità (TAV) nonostante l’opposizione popolare e l’evidente inutilità dell’opera (o meglio, utilità solo per le tasche delle aziende private coinvolte e della mafia infiltrata). Un’inutilità, tra l’altro, ammessa anche dai liberisti puri (qui), ai quali di certo si possono risparmiare eventuali accuse di bolscevismo.
In linea con la politica esemplificata dal sostegno al TAV, in economia il PD si dichiara in generale a favore delle privatizzazioni: nell’ambito delle infrastrutture intende «favorire l’ingresso di operatori privati italiani e stranieri»; non intende rispettare l’esito del referendum sulla gestione delle risorse idriche; accetta senza problemi finanziamenti da parte della grande imprenditoria italiana, come i Riva, per poi genuflettersi agli interessi dell’Ilva; promuove attivamente l’abolizione dell’articolo 18 e in generale delle tutele sindacali; si inchina acriticamente di fronte alle richieste di un cartello di banche che consiglia vivamente (nella lettera di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi dell’agosto 2011) di procedere per decreto, il più rapidamente possibile, alla «cessione di società pubbliche locali» e alla riduzione della «rigidità nelle norme sui licenziamenti dei contratti a tempo indeterminato». Anzi, la gestione dello Stato diventa, sul piano economico, essenzialmente aziendale: Fassina, che rappresenta l’ala “sinistra” del PD, con un’intervista al Financial Times ha di recente rassicurato la finanza mondiale che «se andremo al governo non rinegozieremo il fiscal compact né abrogheremo il pareggio in bilancio in Costituzione».
Se questo non bastasse a dimostrare che il PD ha carattere di classe, ma di classe dominante, ciò è evidente dalle candidature alle scorse e anche alla prossima tornata elettorale: un gran numero di capitalisti non nasconde simpatie per il PD, sostenendolo indirettamente perché formi un governo con Monti, o addirittura direttamente e attivamente (Colaninno e De Benedetti sono solo due esempi). Si potrebbe obiettare che le candidature includono tanto quote di CGIL quanto quote di Confindustria. È vero, ma sono le azioni politiche operative a rendere conto di quale classe si è espressione: la maggior parte di queste, sono orientate in un’ottica di protezione degli interessi di oligarchie economiche. Tra l’altro, questo è uno dei motivi per cui il PD non ha mai voluto lavorare per una legge sul conflitto d’interessi.
Come su Diciotto brumaio (vedi), anch’io vorrei chiedere a Bersani quali delle seguenti spese calendarizzate dal Ministero della difesa entro il 2014, ovviamente approvate dalle commissioni parlamentari e dalle camere, egli ritiene assolutamente indispensabili e prioritarie: acquisizione di due sommergibili di nuova generazione, di navi da guerra, di elicotteri, di sistemi contraerei a corta/media portata e di difesa antimissile, completamento di una linea di elicotteri e relativo supporto logistico, completamento degli allestimenti e sistemi d’arma di una portaerei, prosecuzione di una serie di programmi missilistici internazionali, programma di approvvigionamento mezzi, equipaggiamenti, sistemi, nonché realizzazione di infrastrutture operative e di supporto per la costituzione di un HUB aereo nazionale. In realtà, cosa c’era da aspettarsi da parte di un partito che, attraverso Crocetta, presidente della regione Sicilia, si oppone a un’opera militare di portata mondiale (il MUOS) esclusivamente per il rischio di danni alla salute dei residenti nell’area intressata?
Il PD è più liberista di Monti: non fa altro che rimarcare che egli è un interlocutore piuttosto che un avversario politico (anzi, comunque vada, promettono di governare con lui, e su questo rassicurano gli USA). Alla questione delle privatizzazioni si è già accennato, inoltre nell’ultimo anno ha sostenuto un governo votando a favore di tutte le leggi che sanciscono lo smantellamento dello stato sociale, confermando la riforma della scuola e dell’università con i pesanti tagli, l’ingresso di privati nel mondo della formazione e la trasformazione degli organi di governo in consigli di amministrazione, tagliando i fondi destinati alla ricerca e alla sanità pubblica.
Qualcuno potrebbe obiettare che queste scelte sono state operate dai vertici del partito, ma che la base resta ancora a sinistra. A smentire una simile osservazione ci pensano i sondaggi da cui risulta che il governo italiano più di destra degli ultimi trent’anni è sostenuto con convinzione (e non a malincuore) da una percentuale dell’elettorato del PD molto maggiore di quella che si riscontra presso gli elettori del PdL.
Sulla questione di genere, il PD è messo male. Fino a poco tempo fa, senza che questo suscitasse nel partito nessuna crisi di identità, accoglieva cattolici integralisti che, se dipendesse da loro, volentieri abolirebbero non solo la legge sull’aborto ma probabilmente anche quella sul divorzio.
Sul piano delle pari opportunità, siamo ridotti alle “quote rosa” e ad altra retorica femmaschilista.
Includendo nella questione di genere anche i diritti omosessuali, il partito sedicente di sinistra ha come presidente un’ex-esponente del Partito popolare ed ex-militante di Azione Cattolica che dei matrimoni omosessuali dice «non userei la parola matrimonio» e di chi li propone dice che hanno «posizioni massimaliste» (vedi).
Per non parlare della solidarietà con le Forze dell’Ordine «senza se e senza ma» a ogni piè sospinto, della legalità come valore assoluto astratto e non come prodotto sociale, degli occhiolini alle gerarchie ecclesiastiche…
E poi… ma davvero devo continuare?
Facciamo così: io mi fermo qui. Prima di concludere, però, cari sostenitori di sinistra del PD, voglio dirvi una cosa. Se pensate di essere di sinistra e sostenete il PD, o se pensate che le due cose non si escludano reciprocamente, un motivo dev’esserci. E infatti c’è: negli ultimi vent’anni si è sempre più radicata, nell’immaginario collettivo di una buona parte dell’opinione pubblica, l’idea che di destra siano la disonestà e l’illegalità di Berlusconi e che quindi essere di destra significhi essere disonesto, brutto e cattivo (tra l’altro, che il PD non sia disonesto è una posizione opinabile, visti i ripetuti scandali ed episodi di corruzione).
Ora, se sostenete il PD, sostenete un partito di destra; se lo sostenete con convinzione e condividendone i contenuti, siete voi stessi di destra. State tranquilli: siete onesti, belli e buoni.
Semplicemente, i vostri concetti di onestà, di bellezza e di bontà, che probabilmente ritenete neutri, privi di connotazione politica e scevri da quelle fastidiose e vecchie ideologie, sono funzionalissimi alla perpetuazione del potere della classe dominante, dello sfruttamento dei padroni, dei ricatti delle banche, della tutela del grande capitale, degli interessi delle oligarchie finanziarie.
Short Link:
condivido anche la punteggiatura
Ineccepibile.
Quanto sciocchezze tutte insieme ed in così poche righe…
Salvo, se vuoi intervenire per argomentare, sei benvenuto. Se non sei d’accordo, legittimamente, nessuno ti impedisce di chiarire la tua posizione e di spiegare quali sono le «sciocchezze» a cui ti riferisci. Prego, a te la parola.
ah piero!!! ma tu chi minchia voti alla fine?
Giorgio: al momento, un articolo specifico su questo è in fase di stesura…
Re Giorgio di Sandalia, spiegami una cosa.
Credi forse che dato che “qualcuno alla fine è da votare” questo significhi che dobbiamo astenerci dal criticarene uno a nostra scelta, nonostante le critiche che avremmo da fare?
Dimmi se sei d accordo o no con l’ analisi di Mounsier, perchè se sei pure d’ accordo ma lo critichi perchè “qualcuno deve pure piacerci” allora inizio davvero a capire perchè stiamo finendo sempre più nella merda.
E sarei curioso anche di sentire maggiori argomentazioni si Salvo.
Daniele, penso che l’intervento di Giorgio fosse molto più una sincera domanda che una critica ironica. Concordo invece su Salvo, che altrove ha scritto, a proposito di questo articolo:
«Volevo commentare e per farlo ho letto attentamente l’articolo del blog. Difficilmente mi ero imbattuto nel corso della mia vita in un’accozzaglia di sciocchezze tanto grande, difficilmente in così poche righe è possibile leggere tante stupidaggini, inesattezze, luoghi comuni, bugie, il tutto supportato da nessuna analisi politica (né tantomeno culturale, come ci si aspetterebbe da un blog che si chiama “cultura!Libertà!). La prossima volta per dimostrare l’indimostrabile almeno ci si affidi a qualcuno/qualcosa di meglio.»
Nel caso non abbia colto la tonalità del commento di Giorgio può darsi abbia leggermente frainteso, fatto è che come osservazione la sua si riconduce comunque ad un classico filone intellettuale del “se non hai proposte non criticare” che trova lo spazio che trova…
Per quanto riguarda Salvo, vabbè, aspettiamo ansiosi le sue inaffondabili argomentazioni.
Ah, e aspetto curioso anche l’ articolo in fase di stesura 🙂
Più che nel filone “se non hai proposte non criticare” mi sembra che siamo più nell’ambito “qualcuno dovrai pur votare”.
Per l’articolo sembra ci siano complicazioni, per ora posso solo rivelare che è da scrivere a quattro mani…
piero! non criticare il potente! non è carino e non è sicuro! comunque mi chiedevo principalmente se alla fine non avessi la forza di votare nessuno essendo tutti ineleggibili e mi piange il cuore sapendo che qualcuno vincerà per forza.
Io voterò per te, come sempre!!! Però comincio a credere di avere credibilità come monarca mmh
D’accordo su molti dei punti, meno su un altro; sul lavoro e l’articolo 18, la posizione del PD è molto meno chiara di come la dipingi, tant’è che Ichino, il giuslavorista della “flexsecurity”, ha lasciato il partito; ed è come da tradizione molto vicino alla CGIL (più che a Confindustria), che proprio in questi giorni ha consegnato un documento dove si auspica il pesante dello stato nel mondo del lavoro con investimenti e assunzioni massicce (180mila lavoratori) per non ricordo quanti miliardi di spesa. Una proposta decisamente poco di destra, ad un evento al quale ha partecipato il Pd con Vendola e Bersani e dalle cui proposte non si è (ancora) sganciato per la prossima legislatura.
P.S.:perchè “buffonata delle quote rosa”? Certo non sono da sole il rimedio assoluto, e vanno affiancate da tante altre misure, ma in alcuni paesi hanno apportato enormi cambiamenti…
@Giorgio
La tua sarà una scheda nulla, ma apprezzo lo sforzo che compi quotidianamente per sostenere la rivoluzione! 😀
@Vigji
Nell’aprile 2012, prima che fosse votata la riforma del lavoro (anche dal PD), Bersani disse: «una buona riforma, se si corregge qualche aspetto» a riprova del fatto che non esiste nessuna critica organica al sistema di pensiero da cui nasce quel tipo di linea politica, esattamente come non esisteva critica organica quando il PD approvò la riforma Gelmini dell’università sostenendo che fosse «buona cosa se emendata».
Probabilmente hai ragione a sostenere che questo articolo dipinga le posizioni del PD come monolitiche, quando invece le cose sono ben diverse (e su questo verterà il prossimo articolo…). Tuttavia, quando scrivo che il PD ha «promosso attivamente l’abolizione dell’articolo 18» mi riferisco al fatto che, nonostante particolari divergenze interne, in Parlamento, alla prova dei fatti, abbia votato a favore della riforma del lavoro.
Recentemente (13 dicembre) Bersani intervistato ha affermato: «lasceremo l’articolo 18 così com’è, è uguale a quello tedesco. Non è un problema perché allude alla flessibilità del mercato del lavoro ma in termini simbolici. Abbiamo invece una contrattualistica un po’ troppo rigida rispetto all’organizzazione aziendale e bisogna lavorare su questo».
In ogni caso, ovviamente non è questo singolo punto che fa del PD un partito di destra o meno, ma il contesto in cui qualsiasi sua posizione è collocata dai suoi esponenti. Non ho neanche detto che il PD sia un partito di destra estrema, neanche in economia: si tratta di una destra liberale e moderata (che altrimenti i piddini si offendono).
Sulle quote rosa: perché sono una buffonata è spiegato nell’articolo linkato subito dopo nel testo. Sui paesi in cui avrebbero portato enormi cambiamenti, aspetto delucidazioni.
l’ho letto ma non ho trovato il perché siano una buffonata; a mio parere se usate nel modo giusto possono essere uno strumento importante; non per mantenere “di diritto” in maniera costante una quota di donne in politica o nei CDA, ma per scardinare un modello come l’attuale in cui sono decisamente sottorappresentate. Applicare le quote rosa significa portare sotto gli occhi di tutti il fatto che è normale che una donna occupi posizioni importanti; potrebbe sembrare stupido e scontato, ma non lo è affatto. Non perché siano più capaci, più efficienti o cosa, semplicemente per vincere l’inerzia di una società che non le vuole in quelle posizioni. Poi, una volta raggiunta una situazione di maggiore equilibrio, si possono anche togliere, è evidente che se mantenute in maniera indeterminata diventano un privilegio. Senza contare che in politica, avere quote rosa significa far pesare di più nelle decisioni la considerazione per la condizione femminile. Nei paesi scandinavi, che pure partivano da una situazione “privilegiata” (% di donne in politica già prima dell’inizio delle “female quotas”), si osserva una netta superiorità in termini di attenzione alle politiche di genere, di assistenza alla famiglia, etc.. Certo, il risultato è sicuramente multifattoriale, avranno pesato anche altre cose, ma forse le quote in politica e nelle aziende hanno aiutato. E se negli ultimi 10 anni la percentuale di donne in politica è aumentata del 10% credo lo si debba anche alle quote rosa.
Articolo che condivido “quasi” totalmente.
Il quasi è dovuto alla seguente affermazione contenuta nell’articolo: “In virtù del millantato progressismo, ha sempre sostenuto la necessità di realizzare la tratta di treni ad alta velocità (TAV) nonostante l’opposizione popolare e l’evidente inutilità dell’opera”.
L’utilità c’è invece, ed è tutta inerente alle ragioni del capitale.
Consiglio all’autore del blog, questo link, in cui potrà capire l’utilità della TAV, secondo il punto di vista del capitalista.
http://www.militant-blog.org/?p=6625
Sperando di aver fatto cosa gradita, la saluto.
Conosco il blog di Militant, ma grazie lo stesso per avermi ricordato questo articolo. Se leggi bene, però, la parte del testo che hai citato continua dicendo che non si tratta di inutilità assoluta, ma di «utilità solo per le tasche delle aziende private coinvolte e della mafia infiltrata». Mi sembra che siamo d’accordo.
Monsieur en rouge,
«l’utilità solo per le tasche delle aziende private coinvolte e della mafia infiltrata» a proposito della TAV, riguarda la…costruzione di essa, della TAV.
Mentre che nell’articolo che le ho segnalato, si parla dell’utilità di tale opera, come utilità per le ragioni del capitale, a realizzare il profitto nel più breve tempo possibile, dei capitalisti di oggi e di domani.
Le rinnovo il consiglio, legga l’articolo.
Buona giornata.
Rinnovo anche io il ringraziamento per la segnalazione, ma mi ostino a dire che non vedo incompatibilità tra ciò che io affermo e ciò che si afferma nell’analisi proposta: se non ho affrontato l’argomento da questo punto di vista è sia perché non ne ho le competenze, sia perché il punto qui era un altro.
E comunque diamoci del tu!