L’indiano di Locke
Viene un po’ da ridere a pensare che nel mondo circa un miliardo di persone credono che il mondo sia sorretto da un elefante, il quale è a sua volta sorretto da una tartaruga, la quale è sorretta pur certo da qualcosa, ma che cosa non si sa, come riportava già Locke in un noto aneddoto parlando di tutt’altro (o forse no?) rispetto alla riflessione che ora seguirà.
Se mi viene da ridere è solo perché è una stupidaggine a cui non sono abituato; al contrario, chi è abituato ad altre stupidaggini riderà di quelle ritenute meno ridicole da altri. Di certo nessuno troverà un luogo, nel mondo, abitato da una comunità umana di cospicue dimensioni in cui non sia ritenuta vera almeno una stupidaggine: le stupidaggini vengono costruite sistematicamente dalle società, come strumento di omologazione e di stabilità, possibili solo passando per un senso di appartenenza e di identificazione con il gruppo (qualcuno ha detto che le stupidaggini sono sovrastruttura). Quindi nessuno sogni di trovare una civiltà senza stupidaggini, senza falsi miti (ridondanza?), senza convinzioni assurde impossibili da giustificare con la sola ragione, fosse anche una ragione con un cuore; o sogni pure se vuole, ma non la troverà.
Non riderà forse e non resterà a bocca aperta, come Pi, chi è abituato ad altre stupidaggini fin dalla nascita, nell’apprendere che circa due miliardi di persone credono che una donna senza perdere la verginità abbia partorito un figlio padre di se stesso che morente chiese a suo padre, cioè se stesso, perché lo avesse abbandonato? L’inghippo mi pare illogico e assurdo tanto quanto quello della tartaruga e dell’elefante che sostengono il mondo, ma se esco in strada o vado al bar e racconto la storia del padre di se stesso nessuno sorride come per quell’altra, mentre se viceversa al mercato di Calcutta racconto la prima posso aspettarmi di scorgere dei sorrisi che invece non vedrei comparire sui volti dei miei interlocutori discorrendo della nascita del cosmo.
Eppure ci sarebbe da sorridere per tutte e due le storie.
Sorridiamo dunque alla debolezza dell’uomo, sorridiamo alle sue stupidaggini, ché non smetteremo mai di essere allegri.
Short Link:
Mah… che dire!!! Meglio sorridere! In caso contrario non ci resterebbe che appenderci per il collo e salutare per sempre il mondo. E allora sorridiamo, nella speranza di trovare qualcuno che rida con noi per sentirci meno soli!
sorridiamo e superiamo, che forse ci sono stupidagini migliori a cui concedersi!
purtroppo su stupidaggini come queste si basa un sistema di controllo delle coscienze e dei capitali che fa tuttaltro che sorridere…
Credo che Nello abbia colto la sottile ironia della conclusione: non a caso ho invitato alcune persone a leggere questo post chiedendo loro «voi che ne dite, sorridiamo o piangiamo?»
Possiamo anche sorridere, ma solo come in Ho visto un re di Jannacci.
E poi, non è solo di religione che stavo parlando (tanto che è una parola che non compare mai nel testo) ma anche di credenze sociali, luoghi comuni, memi culturali, falsi miti, come quello del “progresso”, della “crescita”, della “mano nascosta”, del “feticismo”, che escono dalla sfera spirituale, che magari può anche far sorridere e pensare alla debolezza dell’uomo, per entrare nella sfera collettiva, sociale e politica.
Finché le stupidaggini restano convinzioni personali particolari rido, ma ci sono stupidaggini su cui si basano interi sistemi sociali e in virtù delle quali sono commessi crimini atroci.
«Coloro che riescono a farti credere delle assurdità, possono farti commettere delle atrocità» Voltaire
E io sorrido del tuo essere figlio della società occidentale. Una società che dai tempi di Socrate è basata sulla razionalità e ti porta a pensare che ciò che c’è di al di fuori della razionalità è maligno. E non mi riferisco alla sfera sentimentale che è irrazionale, ma a quella arazionale, che è la sfera del credere e dell’intuire.
L’uomo che tenta di colmare l’assenza di senso attraverso la razionalità che da forma è un uomo debole che non accetta il vuoto e l’insensato. L’uomo che invece unisce in sè il razionale e l’irrazionale è Uomo.
E ciò che ha generato i disastri del 1900 non è la follia, ma la razionalità. Perchè è la razionalità che divide. E’ la razionalità che analizza che sottolinea le differenze.
Giulio la tua opinione è, come sempre, rispettabile finché non pretende di imporsi a chi non la condivide.
Io essere razionalista non intendo imporre il razionalismo a chi preferisce credere nei dogmatismi, tuttavia si verifica sempre e sistematicamente il contrario. Come mai?
Come si legge su un cartello facilmente rintracciabile online “Chi vuole Dio se lo preghi e se lo paghi”.
Il fatto è che i dogmatismi generano insicurezze, e le insicurezze si manifestano di regola attaccando il “diverso”.
Lasciateci in pace (sintetizzando una citazione) e non rompeteci i coglioni.
Credo che dovremmo definire meglio il significato di “stupidaggine”.
Molte utopie (o forse tutte), purtroppo, potrebbero rientrarvi. Dunque credervi è stupido?
(È un altro dei problemi che mi assilla da tempo. Non ti darò soluzione, dunque – da perfetto filosofo…)
@Giulio
Ma infatti anche io sorrido di me. Sono consapevole che la ragione non porti con sé verità assolute, che non esistono, ma è attraverso la razionalità e al metodo scientifico che si raggiunge quanto di più vicino all’oggettività sia possibile. Che poi questa razionalità abbia generato disastri nella storia, non sono del tutto d’accordo: la razionalità è uno strumento e chi la usa parte comunque da presupposti non necessariamente razionali.
Comunque non capisco da cosa si evinca, in ciò che ho scritto, che io penso che «ciò che c’è di al di fuori della razionalità è maligno». Non ho dato nessun giudizio morale, da perfetto osservatore.
@Nello
I dogmatismi generano insicurezze… o viceversa?
@Davide
Credo che dovremmo definire meglio il significato di “stupidaggine”.
Ma insomma, questo post non aveva alcuna pretesa di scientificità antropologica (non ne avrei le competenze)! Ognuno lo interpreti come preferisce. Siamo tutti “stupidi”? Può darsi, ma almeno sorridiamo consapevoli di ciò. Questo era il senso generale.
“I dogmatismi generano insicurezze… o viceversa?”
hai ragione, ma per sistemare la frase basta cambiare la congiunzione…
“I dogmatismi generano insicurezze e viceversa”
Giorni addietro in una discussione un amico cattolico mi butto lì qualcosa del tipo <>
Sul momento ammetto di essere stato un pò ammutolito, poi tornato a casa mi sono reso conto che sti cazzi.
La differenza tra dogma religioso e assioma matematico? Il primo ha pretesa di verità, il secondo di coerenza.
Giulio, quello che critichiamo non è il fatto di provare a dare motivazioni indagate alla Natura o a sè stessi, io in primis non avendo materiale di studio sufficiente a disposizione non mi sento nè di affermare nè di negare l’ esistenza di un “Dio” (anche se il problema attuale è quello di definirlo, ma vabbè…), quanto l’ atteggiamento di “adesso credo che 2+2 fa 4, poi entro in chiesa e credo che faccia 5”!
Io credo che ricerca scientifica, personale, filosofica e transpersonale siano in fondo la stessa ricerca, che è lo studio del Mondo nelle sue forme, ma essendo la stessa ricerca e la stessa scienza mai mi sognerei di affermare che una tartaruga solleva il Mondo quando ALL’ INTERNO DELLA STESSA SCIENZA credo nella gravitazione universale, e allo stesso modo mai crederei ad un Uomo nato da madre vergine quando… vabbè, ci siamo capiti.
Tutt’ altra questione è quando credo religiosi portano a valutazioni differenti dei rapporti sociali reali, e a questo punto cito Nello:
“purtroppo su stupidaggini come queste si basa un sistema di controllo delle coscienze e dei capitali che fa tuttaltro che sorridere…”
Già, e mi ri-pongo la domanda: perchè i movimenti, all’ inizio del terzo millennio, non portano ancora questi discorsi pubblicamente alle orecchie della comunità? Cos’ è, ancora un tabù dire che la Chiesa di Roma è uno degli Stati più ricchi, più influenti e belligeranti del pianeta?
ESATTO è un tabù individuale perchè vige il controllo delle coscienze sfruttando la paura della sofferenza e della morte, ed è un tabù sociale in quanto centro di potere imbattibile e difficilmente scardinabile.
Florian, ha già risposto Nello alla tua ultima domanda.
Per quanto riguarda la contemporanea accettazione di principi o verità incompatibili penso si stia, come al solito, parlando di ciò che Orwell in 1984 chiamava “bipensiero”. Ho conosciuto tantissime persone che, laureate o laureande in biologia, chimica o medicina si ostinano a correr dietro all’omeopatia o all’oroscopo…
Comunque un po’ di tempo fa per prendere in giro un mio amico che studia matematica gli dissi che tra teologia e matematica non c’è molta differenza: studiano entrambe cose che non esistono di per sé, ma che lo studioso ha posto in essere senza conoscere le implicazioni profonde di tale posizione. Martino mi rispose: «in matematica puoi convincerti da solo che una cosa è giusta, in teologia ti convincono gli altri».