Pecore rosse
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Pensate a come sarebbero andate le cose se le pecore avessero avuto lana rossa anzichè bianca.
I Fenici, essendo un popolo di pastori e con molta lana rossa in giro, non avrebbero certo avuto l’esigenza di basare la propria economia sulla porpora, tintura ottenuta dopo una complicata lavorazione di molluschi marini, e non sarebbero dunque diventati così ricchi da avere il monopolio economico di migliaia di chilometri di costa mediterranea; di conseguenza, probabilmente non avrebbero fondato Cartagine, e Roma 6 secoli dopo non avrebbe trovato alcun ostacolo nella sua espansione; probabilmente una Roma senza guerre puniche non avrebbe conosciuto la crisi politica e sociale origintasi come conseguenza del periodo di intense guerre che privarono i piccoli proprietari terrieri della propria attività rendendoli ostili agli aristocratici patrizi. Niente populares e optimates, perciò, e quindi niente Cesare, il conquistatore della Gallia. Forse sarebbe stata conquistata più tardi, o forse affatto. Fatto sta che senza un Cesare che centralizzi il potere e inneschi il periodo delle guerre civili, la potenza repubblicana romana sarebbe esistita più a lungo; escluso anche Augusto, principe e primo imperatore romano, neanche il grande Impero si sarebbe formato. Gli attriti sociali sarebbero scoppiati probabilmente in seguito, qualche secolo dopo.
In tale situazione, forse il Cristianesimo non avrebbe riscosso così successo, in un momento in cui i valori del mos maiorum non venivano di certo a mancare; tuttavia questo avrebbe contratto consensi, se eventualmente si fosse sviluppato, solo a Oriente e in province romane di recente conquista (come forse la Gallia meridionale).
Il medioevo, o meglio il periodo seguito alla fine dell’egemonia economica e culturale romana, non sarebbe stato dominato dal lontano sogno di ricostituire un Impero mai esistito; niente dunque diatribe tra Chiesa e Impero, non essendoci probabilmente neanche una Chiesa così capillarmente istituzionalizzata. Senza Impero caduto infatti la Chiesa non si sarebbe sentita erede di nessuna potenza politica. Eventuali papi medievali non avrebbero indossato abiti rossi, in quanto il rosso sarebbe stato il colore della plebe, dei pastori e dei nullatenenti, ma magari blu, verdi, gialli.
Le classi sociali sarebbero state più vicine alla tipologia romana, nella suddivisione tra equites, optimates, proletarii, servi.
Inoltre, niente medioevo vuol dire niente Rinascimento o almeno non come lo studiamo, e niente Rinascimento vuol dire molte altre cose e queste ne implicano altre.
I Fenici, essendo un popolo di pastori e con molta lana rossa in giro, non avrebbero certo avuto l’esigenza di basare la propria economia sulla porpora, tintura ottenuta dopo una complicata lavorazione di molluschi marini, e non sarebbero dunque diventati così ricchi da avere il monopolio economico di migliaia di chilometri di costa mediterranea; di conseguenza, probabilmente non avrebbero fondato Cartagine, e Roma 6 secoli dopo non avrebbe trovato alcun ostacolo nella sua espansione; probabilmente una Roma senza guerre puniche non avrebbe conosciuto la crisi politica e sociale origintasi come conseguenza del periodo di intense guerre che privarono i piccoli proprietari terrieri della propria attività rendendoli ostili agli aristocratici patrizi. Niente populares e optimates, perciò, e quindi niente Cesare, il conquistatore della Gallia. Forse sarebbe stata conquistata più tardi, o forse affatto. Fatto sta che senza un Cesare che centralizzi il potere e inneschi il periodo delle guerre civili, la potenza repubblicana romana sarebbe esistita più a lungo; escluso anche Augusto, principe e primo imperatore romano, neanche il grande Impero si sarebbe formato. Gli attriti sociali sarebbero scoppiati probabilmente in seguito, qualche secolo dopo.
In tale situazione, forse il Cristianesimo non avrebbe riscosso così successo, in un momento in cui i valori del mos maiorum non venivano di certo a mancare; tuttavia questo avrebbe contratto consensi, se eventualmente si fosse sviluppato, solo a Oriente e in province romane di recente conquista (come forse la Gallia meridionale).
Il medioevo, o meglio il periodo seguito alla fine dell’egemonia economica e culturale romana, non sarebbe stato dominato dal lontano sogno di ricostituire un Impero mai esistito; niente dunque diatribe tra Chiesa e Impero, non essendoci probabilmente neanche una Chiesa così capillarmente istituzionalizzata. Senza Impero caduto infatti la Chiesa non si sarebbe sentita erede di nessuna potenza politica. Eventuali papi medievali non avrebbero indossato abiti rossi, in quanto il rosso sarebbe stato il colore della plebe, dei pastori e dei nullatenenti, ma magari blu, verdi, gialli.
Le classi sociali sarebbero state più vicine alla tipologia romana, nella suddivisione tra equites, optimates, proletarii, servi.
Inoltre, niente medioevo vuol dire niente Rinascimento o almeno non come lo studiamo, e niente Rinascimento vuol dire molte altre cose e queste ne implicano altre.
Insomma, ci rendiamo conto di quanto un semplice scambio di colore possa influire sul corso della storia, così come può farlo e lo fa qualsiasi piccola cosa, benchè minima. Anche se governato da leggi universali, il mondo è affidato al caso, e io sia dannato da Dante Alighieri perchè io sono colui che <<tutto a caso pone>>
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Omnia quae ventura sunt in incerto iacent
geniale!e se no ci fossero state le uova?ti assegno questo compito buahah
a volte fai veramnte paura…. cmq non ci sarebbe neanke l alfabeto latino, k deriva dal greco, k a sua volta è quello fenicio. e i fenici lo usavano in stretta relazione al commercio….
geniale…
Sono belle idee da sviluppare! Un errore secondo me sta nel fatto che le guerre puniche sono la causa primaria della coesione della romanità repubblicana, basti vedere le reazioni di alcune delle città alleate all’invasione del buon Anny. Senza di esse il processo di aggregazione della frammentata penisola italica sarebbe stato lungo e tormentato.