Una storia di razzismo

A Giarratana (provincia di Ragusa) si è costituito un “comitato No SPRAR” contro i rifugiati. Roba da non credere.
Lo SPRAR è il “Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati”, parte integrante del “Servizio centrale”, un organismo pubblico di monitoraggio, informazione, assistenza, accoglienza e integrazione costituito dal coordinamento di progetti decentrati e attivi a livello locale che «contribuisce a costruire e a rafforzare una cultura dell’accoglienza presso le comunità cittadine».
Il 31 maggio la giunta comunale di Giarratana ha approvato una delibera in cui si dichiarava la disponibilità a partecipare all’apertura di un centro SPRAR per accogliere 6 profughi (sono 3 mamme con rispettivi figli).
Il 26 giugno si è costituito un “comitato No SPRAR” che, attraverso una campagna porta a porta dai toni allarmistici, ha raccolto 1000 firme a fronte di una popolazione di 3300 persone, per la revoca della delibera.
La nascita del comitato ha dato vita ad un’aspra polemica che ancora una volta si nutre di scarsa informazione e di una probabile volontà politica volta a screditare il sistema di accoglienza e a creare facili allarmismi, cavalcando come troppo spesso in Italia accade, la paura per i migranti.
La tensione è salita fino al lancio di bottiglie incendiarie sull’auto del sindaco, avvenuta il 1 luglio.
Di fronte ad una vicenda talmente assurda, addirittura il movimento No Muos si è schierato, con un comunicato di condanna del razzismo in cui si afferma che «i migranti sono esseri umani, non rifiuti da differenziare».
Purtroppo, il razzismo è un substrato culturale diffuso, e sfruttando l’ignoranza e la paura (sapientemente costruita) delle persone, si possono veicolare contenuti politici pericolosi. Quelli del comitato No SPRAR, dal canto loro, ovviamente diranno, come di consueto, che «non si tratta di razzismo».

Precisazione: il numero reale delle firme raccolte non è conosciuto: il comitato No SPRAR parla di mille firme, ma non ha mai consegnato i documenti che le contengono. Evidentemente, per loro è solo una questione di numeri, non di rispetto di diritti fondamentali. I numeri, però, non ce li hanno comunque.