Assuefazione da supercazzole

Nell’epoca dell’assenza della politica, si sa che a contrapporsi non sono più posizioni ideologiche o almeno di opinione, bensì falchi, colombe, gufi e sorci verdi, in un preoccupante e disgustoso decadimento dei concetti basilari del comportamento politico. E quindi dovremmo tutti essere assuefatti da affermazioni come quelle esternate ieri da Matteo Renzi, di fronte a una platea di ricercatori dell’INGV, in merito al numero crescente di giovani italiani che, specie nella ricerca, emigrano all’estero dove ritengono di avere maggiori possibilità di trovare un lavoro all’altezza dei propri studi e delle proprie aspettative. L’analisi di Renzi fa concorrenza a quella di Cancellato, risalente ad appena qualche giorno fa, incapace di individuare responsabilità o cause sistemiche dei fenomeni demografici, economici e sociali, come ci si aspetterebbe dal direttore di una testata dal titolo “L’inchiesta”, e a maggior ragione da chi ricopre la carica di Presidente del Consiglio.

«C’è un racconto per il quale l’Italia è soltanto crisi, con grandi elogi per chi va all’estero visto che in Italia non ci sono Istituti all’altezza. Io dico che è giusto andare all’estero, ma è molto manicheo dire che all’estero tutto va bene e in Italia no. Se volete andare all’estero fatelo, siamo pieni di presidenti del Consiglio che in passato hanno detto non andate. Se pensate che sia meglio, fatelo. Ma noi faremo dei nostri istituti i luoghi al top del livello mondiale, faremo dell’Italia un centro capace di attrarre ricercatori italiani e di tutto il mondo. Occorre un patto, dobbiamo smettere di raccontare l’Italia solo in negativo e nello stesso tempo serve che la politica faccia di più e meglio. È un impegno che possiamo prendere insieme».

Capito? «È una questione di racconto, dobbiamo fare un patto». Il contenuto politico di questa affermazione non cambierebbe di una sola tacca se a “racconto” e “patto” sostituissimo “Domodossola” e “panino”. Molti giovani studenti e ricercatori trovano lavoro all’estero? «È una questione di Domodossola, dobbiamo fare un panino». La presa per il culo suona anche più sincera.